L’Italia vanta una storia millenaria nella produzione di vino ed olio. Nel nostro territorio vigneti e uliveti sono molto diffusi, con gli ultimi maggiormente concentrati nel centro sud.
Queste preziose piante richiedono la giusta cura e solitamente a fine inverno ci si appresta alla loro potatura. Un’operazione che produce una mole di residui colturali anche molto ingombrante: ogni ettaro di vigneto o uliveto adulti, in piena produzione, può generare dai 20 ai 40 quintali di residui a seconda dell’intensità della potatura.
In questo contesto, la trinciatura dei residui di potatura rappresenta una pratica agronomica fondamentale per la gestione sostenibile dei terreni coltivati. Questo processo consiste nello sminuzzamento meccanico di ramaglie, sarmenti e frasche derivanti dalle potature, che permette di non solo di liberare il terreno, ma anche di reintegrare importanti sostanze organiche nel suolo, migliorando la qualità complessiva del terreno.
I Benefici della Trinciatura
Per gli agricoltori che operano in contesti vitivinicoli e olivicoli, trinciare le potature non è solo una scelta ecologica, ma anche economica, con vantaggi che spaziano dalla riduzione dei costi di fertilizzazione alla prevenzione degli incendi:
Arricchimento del suolo
Uno dei principali vantaggi della trinciatura è la capacità di restituire al terreno fino al 25% del fabbisogno annuale di sostanza organica. I residui di potatura, una volta sminuzzati, si decompongono rapidamente, creando compost che apporta al suolo elementi essenziali come azoto, fosforo e potassio. Questo contribuisce a migliorare la fertilità del terreno, riducendo la necessità di fertilizzanti chimici.
Riduzione delle erbe infestanti
La trinciatura dei residui contribuisce a contenere la crescita delle erbe infestanti. I residui vegetali, distribuiti uniformemente sul terreno, formano una sorta di pacciamatura naturale che limita la germinazione delle infestanti, facilitando la gestione delle colture e riducendo l'uso di erbicidi.
Prevenzione degli incendi e inquinamento
Bruciare le ramaglie è una pratica che comporta notevoli rischi ambientali, inclusa la possibilità di provocare incendi e il rilascio di particolato nell’aria. La trinciatura, al contrario, elimina questi rischi, contribuendo al miglioramento della qualità dell’aria e rispettando le normative ambientali vigenti.
Potatura e cattive pratiche
In molti casi le ramaglie e i sarmenti derivanti dalla potatura vengono trasportati fuori dai campi per essere bruciati. Questa discutibile pratica, soggetta a stringenti limitazi e passibile di sanzioni, contribuisce negativamente alla qualità dell’aria soprattutto in inverno, quando la sua scarsa circolazione e la nebbia rendono più difficile lo smaltimento dei fumi nell’atmosfera.
Senza considerare che, se non vengono prese le corrette precauzioni, è una pratica che può provocare incendi.
Inoltre, bruciare i residui vegetali, o comunque la sua asportazione dai frutteti, non permette la formazione di humus. Dunque il terreno, non riuscendo a reintegrare le sostanze organiche ed i nutrienti dai detriti vegetali, necessiterà di maggiori quantità di fertilizzanti.
Macchinari per la trinciatura
Il metodo migliore per preservare la salute del terreno e dell’ambiente è la trinciatura dei residui colturali in campo.
In questo modo si restituisce alla terra parte del suo fabbisogno organico, mantenendo una buona struttura del terreno:
I residui di potatura dell'ulivo, che possono raggiungere quantità significative (fino a 2,2 tonnellate per ettaro), rappresentano una risorsa preziosa per la fertilità del suolo. Trinciando i rami e le frasche di ulivo si facilita la decomposizione e il ritorno di nutrienti nel terreno. Una pratica particolarmente utile in oliveti non irrigati, dove il carbonio organico derivato dai residui aumenta significativamente la qualità del suolo.
Anche per i vigneti la trinciatura dei sarmenti offre numerosi vantaggi. I residui triturati apportano humus al terreno e contribuiscono a migliorare la sua struttura, aumentando la capacità di trattenere acqua e sostanze nutritive. È stimato che, trinciando i residui di un ettaro di vigneto, si possano produrre fino a 8 quintali di humus, riducendo sensibilmente i costi di gestione e fertilizzazione.
Per eseguire efficacemente la trinciatura dei residui di potatura, è essenziale utilizzare le giuste attrezzature.
Le nostre trinciatrici per oliveto e i trinciasarmenti per vigneto sono macchine agricole appositamente progettate per questa tipologia di lavoro e permettono una lavorazione efficiente anche se prolungata nel tempo.
In Sicma dotiamo le trinciatrici per residui di potature di un sistema di esecuzione a martelli (o mazze) sia lisci che dentati che sminuzzano i residui in piccoli pezzi, a differenza della configurazione con coltelli più specifica per erba e infestanti.
Offriamo una serie di modelli, che vanno dai più leggeri, fino ai modelli medio-pesanti e pesanti fissi, dotati di sistemi di regolazione per lavorare su tutti i terreni e optional per ottimizzare le operazioni in vigneto e tra i filari degli uliveti.
Conclusione
La trinciatura dei residui di potatura è una pratica agronomica altamente raccomandata sia per uliveti che per vigneti, con benefici che spaziano dall’arricchimento del suolo al risparmio sui costi di gestione.
Se eseguita correttamente, questa tecnica non solo migliora la sostenibilità delle coltivazioni, ma anche la struttura e la salute del suolo, favorendo una gestione agricola più efficiente ed ecologica, con l’ulteriore vantaggio di ridurre i costi operativi legati alla fertilizzazione e alla gestione dei residui.
All’interno della vasta e completa gamma di trinciatutto adatte a ogni tipo di terreno e di coltura, in Sicma offriamo trinciasarmenti e tricia per potature ideali per il recupero dei residui colturali agricoli.
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